Storia dello Studio
STUDIO PUCCI ASSOCIATI ha le sue radici nei primi anni ’50. Quando il suo fondatore Rag. Luigi Pucci, muove i primi passi nel mondo professionale. Un professionista, come si usa dire “che si è fatto da se”. Da portalettere, a impiegato di banca a dirigente di azienda. Quando, un evento non piacevole, ma che ha dato una svolta alla sua vita, e cioè la crisi dell’azienda in cui lavorava, lo induce a scommettere sulle sue capacità. Inizia quindi il percorso che lo porterà, fatta la pratica professionale dal decano di tutti i professionisti di Lucca ragioner Vittorio Varetti, ad iniziare i primi passi da lavoratore autonomo.
Nel 1963 è uno dei primi iscritti all’albo dei Ragionieri e periti contabili di Lucca e svolge la professione a Viareggio, occupandosi in prevalenza della consulenza del lavoro ed assumendo incarichi fallimentari per conto del Tribunale. Il 1973 rappresentò una svolta dell’attività professionale, soprattutto per quella grande fascia di commercialisti, dottori o ragionieri, che nel tempo avevano prestato le loro attività per l’assistenza fiscale e la compilazione della denuncia Vanoni.
Anche per Luigi Pucci il 1973 rappresentò una “svolta”. Prima di tutto per il notevole incremento di lavoro in secondo luogo per il cambiamento di “cultura professionale” che le riforme richiedevano ed in terzo luogo per il “primo” ricambio generazionale con l’entrata nello studio del giovane Claudio Pucci il quale, fresco di diploma si trovò catapultato in questa realtà “esplosiva” della professione. Nel 1976, espletata la pratica professionale, si abilita alla professione di ragioniere commercialista.
Con l’inizio del 1978 “STUDIO PUCCI ASSOCIATI” è la prima associazione professionale che viene iscritta in un albo delle professioni contabili a Lucca. L’associazione trova il suo terzo professionista con il subentro dell’altro figlio Alessandro nell’anno 1989.
Da sempre affascinato da quell’alone di segretezza e di cultura pianificata tipici degli stati oltre cortina, Claudio, ha da sempre subìto attrazione verso i paesi dell’est Europa. Così che, alla prima occasione professionale nel 1993, inizia quell’avventura professionale che lo porterà, insieme a tutto lo studio a maturare esperienza in alcuni di quei paesi, ormai fuori dalla stretta comunista ma altrettanto lacerati da problemi etnici e sociali.
Nell’anno 2003 con una amicizia comune a due colleghi, crea un contatto con un gruppo di economisti dell’Università di Novi Sad, capitale della Vojvodina. Il periodo non era certo dei migliori per quella regione della Serbia. Le guerre etniche avevano attanagliato ormai tutta la Jugoslavia e ci si avviava verso la chiusura da parte dell’Europa. Nacque subito un’amicizia, che poi si rivelerà duratura, con queste persone che in quel momento stavano subendo un isolamento completo dal resto del mondo e con un embargo duro e vigile esteso anche ai collegamenti.
I ricordi di quelle trasferte, ospiti dell’Università di Novi Sad e a casa del defunto prof. Kalinic, decano della stessa, hanno lasciato ricordi di visioni orrende e paesaggi stravolti dalla guerra, ma nello stesso tempo indelebili dalla mente. Ricordi di scene tipiche di una guerra, come si vedono nei films: veterani di guerra in congedo negli alberghi, strani ospiti negli alberghi che davano il senso di oscuri traffici nel paese in guerra, la vendita lungo le strade del carburante fatto dalle persone comuni le quali appresso qualche tanica di benzina, risolvevano il problema della sussistenza delle famiglie arrangiandosi con il contrabbando del carburante che per l’embargo non arrivava più per le vie normali all’interno del paese. I ricordi di quelle sere passate a cenare in locali tipici lungo il Danubio dove nell’altra sponda sapevamo essere i soldati croati.
I ricordi delle esperienze professionali all’interno dell’università dove avevamo avviato corsi di “revisione contabile” molto apprezzati e che regolarmente venivano tenuti non solo agli studenti ma a funzionari di aziende pubbliche, banche, assicurazioni. Il ricordo di Bosko Perocevic, giovanissimo presidente della regione Vojvodina e delfino scomodo di Milosevic che, presente la TV di Stato, ci accolse all’interno di una cerimonia ufficiale come cittadini Italiani che potevano dare al popolo serbo un senso di speranza e di solidarietà, anche se non era portata dalla diplomazia ufficiale.
Il progetto costruito con la Serbia era lungimirante e cioè , creare una struttura in grado di iniziare l’attività di revisione e certificazione che al momento non aveva ancora trovato in quel paese una disciplina definitiva. Il know-how da noi portato, la presenza dell’Università Statale serba erano più che un presupposto per creare qualcosa di veramente importante. Poi la tragedia. I bombardamenti americani su Belgrado e le altre città serbe, l’inasprirsi di conflitti interni, l’emigrare dei nostri amici per portare in salvo le loro famiglie incolpevoli di questo conflitto vide infrangersi i nostri sogni ed il nostro sforzo fu annullato in poco tempo.
Questa esperienza creò un bagaglio di conoscenze che spinsero nuovamente Claudio nel 2001 ad accettare un incarico da parte di un cliente per sistemare alcune questioni sorte all’interno del suo business in Romania. Altro paese, altra realtà, completamente diversa dalla Serbia. Più familiare, più vicina nella cultura, ma certamente più aperta al business. Già molte aziende Italiane erano presenti in Romania, allettate da una delocalizzazione della propria attività per i costi molto più bassi per la produzione, non solo della mano d’opera ma anche delle fonti di energia e dei costi di struttura in genere.
E così si arriva ad oggi con un mondo, e di conseguenza una professione, trasformata. Con una visione che da una parte non può fare a meno che essere “globalizzata” nei problemi economici e nelle strategie aziendali, ma dall’altra fatta prigioniera di norme statali che ancora non hanno assunto quella cultura europeista per far sì che veramente questa unione di stati abbia un senso.
Questo è stato STUDIO PUCCI ASSOCIATI che, insieme a tante altre imprese e professionisti, ha fatto parlare dell’Italia e del know how che il suo popolo è capace di portare in giro per il mondo.